Il mito del Cosmograph Daytona nel 1963 nacque grazie alla sponsorizzazione della celebre gara automobilistica “24 Ore di Daytona” da parte di Rolex, nella quale la casa coronata svizzera si rispecchia sin da subito, mettendo in risalto i valori più importanti in assoluto: precisione, avventura e avanguardia.
Sin dalle prime referenze 6239 – 6241, l’orologio evocava una spiccatissima sportività, grazie ai contatori a contrasto del cronografo, sui quali risaltava la scritta rossa “Daytona”, inizialmente presente sui modelli destinati al mercato americano e successivamente estesa sulla totalità della produzione.
- Rolex “Paul Newman” 6239
- Rolex “Paul Newman” 6241
Il cuore dell’orologio era il movimento manuale Valjoux 72B, successivamente rinominato Rolex 722-1 e 722. Difficile a credersi, ma come tutt’ora spesso accade la leggenda di questo orologio iniziò quando uscì di produzione, mentre durante la produzione non fu così semplice per i rivenditori finire le riserve di magazzino.
La famosa dicitura Oyster apparve per la prima volta nel 1965, quando Rolex introdusse sul mercato la referenza 6240, dal marcato carattere sportivo, indicando l’impermeabilità dell’orologio e la resistenza all’acqua, grazie all’inserimento della chiusura a vite anche sui pulsanti del cronografo.
Forse pochi sapranno che, nonostante le caratteristiche all’avanguardia per l’epoca, gli esordi di questo modello non furono esattamente fortunati; a detta di molti infatti, i pulsanti del cronografo e le dimensioni dell’orologio (ritenute grandi rispetto alle tendenze e agli usi del periodo) erano colpevoli di rovinare i polsini delle camicie. Tra gli anni ’70 e ’80 sul quadrante apparve anche la famosa dicitura “Chronometer” ad indicazione della certificazione di precisione dell’orologio, dettaglio di certo non frequente per i cronografi dell’epoca.
Le strade di questo orologio e del mondo del cinema americano si incrociarono durante le riprese della pellicola “Winning” dove l’attore Paul Newman nelle scene di velocità sulle automobili da corsa mostrava con fierezza al proprio polso un Rolex, dettaglio che appariva forte e chiaro anche sulle locandine poste al di fuori dei cinema di tutto il mondo. Tra i collezionisti e appassionati di tutto il mondo cominciò a diffondersi il termine “Paul Newman” ad indicazione dell’orologio stesso.
L’ultimo, e probabilmente il più importante cambiamento arrivò nel 1988, quando il Daytona fu rivoluzionato sia nel design quanto nel movimento, con la referenza 16520. Animato dal calibro 4030, realizzato sulla base del calibro 400 El Primero di Zenith, alla quale furono apportate oltre 200 modifiche, il Daytona diventò un orologio automatico. Con la dicitura “Superlative Chronometer Officially Certified” Rolex aggiunge un tassello fondamentale in termini di precisione e accuratezza del movimento.
Nel 2000, in occasione del Salone di Basilea, Rolex perfeziona ulteriormente il leggendario cronografo con l’introduzione della ref. 116520 e dotandolo del nuovo calibro 4130 interamente progettato da Rolex.
Dal 2016 Rolex modifica la lunetta, aggiungendo la ceramica nera con scala tachimetrica incisa in platino sull’ultima referenza introdotta: nasce la referenza 116500.
Si arriva così fino ai giorni nostri dove, il mito del Paul Newman e del Daytona acciaio arrivano intatti e pieni di vita, incredibilmente attuali e altrattanto richiesti dai fans della casa svizzera e non solo, una leggenda del mondo dell’orologeria che difficilmente troverà uno sfidante all’altezza.
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