Quando ho iniziato ad appassionarmi al mondo dell’orologeria, assetato di conoscenza, ho trascorso gran parte del mio tempo nello scoprire non solo referenze, movimenti, storie, ma anche personaggi legati all’affascinante mondo delle lancette. Tra questi, una figura leggendaria che ho sempre voluto incontrare – vuoi per l’aria di mistero che lo avvolge e la sua profonda passione e conoscenza – è John Goldberger alias Auro Montanari.

Molti di voi assoceranno il suo nome ad alcuni tra i più bei libri di orologeria mai scritti, altri lo ricorderanno mentre con grande nonchalance apriva il fondello di un Rolex Split-Seconds Cronograph (ref. 4133) – uno dei dodici esemplari al mondo – con un coltellino da formaggio, nel corso di una storica intervista per HODINKEE.
Auro è prima di tutto un vero gentiluomo, nonché uno dei più grandi collezionisti di orologi da polso al mondo. Dotato di gusto raffinato e grande intuito, la sua collezione è il risultato di una passione smisurata, unita a una impressionante attività di archivio e ricerca che lo porta persino a collezionare libri e cataloghi dagli anni ’70 ad oggi.
Lo abbiamo incontrato in una tranquilla giornata emiliana, dove Auro ci ha accolto con al polso un bellissimo IWC Compass color verde oliva, ref. 3510, disegnato 40anni fa da Ferdinand “Butzi” Porsche, di cui mi sono innamorato!
MATTEO BEGA
Domanda di rito, qual è stato il tuo primo orologio?
AURO MONTANARI
Il mio primo orologio me lo regalò mio padre in occasione della prima comunione. Era un Omega Seamaster Calendar, che era già Vintage perché prodotto nel 1957, con cassa laminata in acciaio. Poi arrivò un Hamilton Pulsar “Tiffany” per i miei 18 anni.

Dopo cominciai ad acquistare Rolex, Universal Geneve, Movado. Alcuni marchi li conoscevo anche grazie alle insegne pubblicitarie, come Longines, finché mio padre mi menzionò un marchio che non conoscevo: Patek Philippe.
Così presi la macchina, andai a Ginevra e capii cos’era Patek Philippe. Allora non c’erano libri, pertanto si faceva esperienza sul campo. Il primo libro di orologi è uscito nel 1983/1984 e fu WatchTime, americano, per poi arrivare in Italia a “Le ore d’oro” prodotto da un grande commerciante e collezionista.
MATTEO BEGA
So esserti un grande collezionista di cataloghi tra cui spicca un raro libro commissionato da J.P. Morgan..
AURO MONTANARI
Certo, per imparare e per capire com’erano gli orologi ho una bella collezione di cataloghi dagli anni ’80 in poi. Il libro a cui fai riferimento l’ho acquistato presso una casa d’aste e fu appunto commissionato da John Pierpont Morgan, banchiere miliardario statunitense, che costruì una collezione di orologi molto bella dal 1’600 al 1’800 e si fece redigere questo catalogo con tutte le fotografie degli orologi colorate a mano. Si tratta di un’edizione molto rara, la prima, prodotta in solo 15 copie.

MATTEO BEGA
Dato che il collezionismo è una sorta di follia, un fuoco, quale è il motivo più profondo dietro all’orologio da polso?
AURO MONTANARI
Prima di tutto l’orologio è il miglior collezionismo portatile. Non esiste altro collezionismo portatile. Inoltre è un prodotto che si vende ancora oggi nei negozi. Molti collezionano oggetti che non si usano più, come i francobolli, mentre gli orologi vengono ancora indossati e in fondo è un piccolo strumento meccanico. Una volta aveva una funzione molto importante, adesso è un oggetto da esibire: l’ora si guarda sul proprio smartphone. In più è un oggetto che piace ancora ai giovani…
MATTEO BEGA
Qual è stato il tuo primo approccio all’orologeria e come hai iniziato ad appassionarti?
AURO MONTANARI
Molto semplicemente, a 20 anni seguivo i miei genitori, che erano collezionisti d’arte, nei vari mercati ed esposizioni di antiquariato in giro per l’Europa… mi annoiavo anche. Così mio padre mi suggerì di seguire gli orologi da polso dal momento che, vista la crisi legata all’introduzione del quarzo, molti di questi si potevano acquistare a cifre interessanti, parlo di Rolex, Patek Philippe a qualche centinaia di migliaia di Lire. Stiamo parlando del ’78.
MATTEO BEGA
Com’era il mercato dell’orologeria in quegli anni?
AURO MONTANARI
A quell’ epoca, per farti capire, il Daytona d’acciaio in negozio costava tra i 950’000 Lire e 1’100’000 Lire ed io il primo orologio che comprai fu un Rolex del 1935, cronografo, tre contatori con anse decò e lo pagai 500’000 Lire.

Poi c’erano dei SEIKO e dei BULOVA, che erano abbastanza cari rispetto ai prezzi degli orologi di secondo polso che si trovavano nei principali mercatini di allora, quello di Arezzo e Modena. Era un divertimento e da lì conobbi i primi dealer. Anche se in quel periodo i grandi collezionisti collezionavano orologi da tasca.
Poi, nei primi anni ’80, apparvero i primi cataloghi con gli orologi da polso. Il primo fu di Antiquorum. Nel 1981 un Paul Newman fu venduto a circa 750’000 Lire, il Patek Philippe 1518 in oro giallo tra gli 8’000’000 Lire e i 15’000’000 Lire e poi altri orologi molto considerati erano i Rolex Ovetti e i Prince. Questo perché il mercato di Londra era la maggiore fonte di approvvigionamento, grazie alle sue colonie sparse per il mondo. Successivamente il mercato è stato “scoperto” in America dove nacquero le convention per acquistare orologi…
MATTEO BEGA
Mentra l’Italia che ruolo ha avuto nel mercato dell’orologeria?
L’Italia è sempre stato un mercato che ha venduto molti orologi. Se vai a vedere i cataloghi di Rolex e Patek Philippe dal 1930 al 1950 la lista dei rivenditori autorizzati italiani era lunghissima. Agli italiani sono sempre piaciuti gli orologi, storicamente, poi è nato il collezionismo in Italia. Sicuramente i più grandi collezionisti erano italiani però, di riflesso, anche i più grandi commercianti erano italiani. Basti pensare la prima casa d’aste dedicata agli orologi, Antiquorum, è stata fondata da un italiano.
MATTEO BEGA
A proposito di case d’Asta, quale asta in particolare ha secondo te cambiato il mondo dell’orologeria?
AURO MONTANARI
Sicuramente quella tenutasi nel 1989, su Patek Philippe e organizzata da Antiquorum, mentre a livello di mercato ha contribuito molto l’asta sui Rolex Daytona organizzata da Aurel Bacs nel suo ultimo anno da Christie’s, che ha cambiato la percezione sui cronografi Daytona. Si alzò il livello dei prezzi e non fu un’asta che falsò i risultati, basta vedere quanto sono aumentati negli anni a seguire.
MATTEO BEGA
Oltre a cercarli e acquistarli in Italia, hai mai girato il mondo alla ricerca degli orologi, magari in posti improbabili?
AURO MONTANARI
Non ho mai cercato orologi, nemmeno in posti esotici, a differenza di molti altri amici collezionisti che hanno aneddoti anche divertenti. Mi capitava di acquistarli all’estero, se c’era tempo, quando ero in viaggio per lavoro.
MATTEO BEGA
Qual è stato il passo che ti ha portato pian piano a sviluppare un tuo gusto e farti appassionare a Cartier, Longines…?
AURO MONTANARI
Ho sempre guardato la parte estetica dell’orologio, poi la parte meccanica e i piccoli dettagli come cassa, movimenti, quadranti. Il passo fondamentale è stato quello di aver conosciuto i commercianti. A quei tempi i più importanti avevano gli uffici a Milano o a New York. Poi c’erano le case d’asta, anche se ho comprato sempre pochissimo in asta.
MATTEO BEGA
Nella tua collezione è preponderante la presenza di orologi vintage. Nonostante qualitativamente siano per certi versi inferiori agli orologi moderni, per ovvi motivi, qual è il fattore che li rende così attrattivi ai collezionisti, tra cui molti giovani ?
AURO MONTANARI
Perché in fondo l’orologio vintage è unico. È difficile trovare due orologi uguali. Ognuno ha la sua sfumatura sul quadrante, la qualità della cassa, la conformazione degli indici.

MATTEO BEGA
Quali consigli daresti a un appassionato che vorrebbe iniziare a collezionare orologi?
AURO MONTANARI
Direi che sono 5, le regole d’oro da tener presente:
- Si compra il venditore, non l’orologio
- Compra la qualità, mai scendere a compromessi
- Cerca di sfruttare tutte le informazioni che puoi avere su internet, sui blog, sui libri, sui cataloghi d’asta
- Essere sempre molto umili, mai essere in competizione con altri collezionisti
- Cercare di imparare da tutti
MATTEO BEGA
Tra i brand indipendenti, c’è qualche maison che reputi interessante sia a livello collezionistico che per bellezza ?
AURO MONTANARI
Mi piacciono molto Philippe Dufour, Laurent Ferrier e qualche esemplare di F.P. Journe. Nel panorama dell’orologeria moderna, devo dire che non vedo nessuno che si muove verso panorami completamente nuovi. Forse Richard Mille, che è l’unico che ha fatto un suo percorso in fatto di design, scelta dei materiali, movimenti ben realizzati fatti da Giulio Papi. Mi piacciono molto, i prezzi un po’ meno..
MATTEO BEGA
In una recente intervista con Wei Koh hai aperto una gigantesca scatola rossa di Cartier e mi hai letteralmente lasciato a bocca aperta. Io amo Cartier, vuoi perché la mia carriera nel settore è partita proprio da li e anche perché amo il design immortale dei suoi orologi. Perché questo amore per Cartier? Cosa ti piace di questa maison?
AURO MONTANARI
L’estetica, la rarità e l’indossabilità. In fondo il Cartier è un orologio molto semplice, solo tempo, senza complicazioni. Anche se, nel caso in cui dovessi trovare un Cartier “complicato” sarei molto felice. Poi mi piace l’idea che una persona tra gli anni ’30 e i ’60, per comprarsi un Cartier doveva andare a Londra, a Parigi, a New York oppure nelle loro sedi che avevano in Costa Azzurra.
MATTEO BEGA
Quali Cartier tra queste sedi preferisci?
AURO MONTANARI
Mi piacciono molto i Cartier London, perché sono unici rispetto agli altri. Rispecchiano molto il periodo storico della Swinging London, tra il ’67 e i primi anni ’70.

Le tre sedi erano gestite rispettivamente da ciascuno dei fratelli Cartier, ma Jacques – responsabile della sedi Londra – aveva deciso di differenziarsi dagli altri con quadranti e casse diverse, design innovativi. Pensa ai quadranti Cartier London dipinti a mano, ai movimenti LeCoultre che montavano. Orologi prodotti tra l’altro in quantità davvero limitate…
MATTEO BEGA
Rispetto agli altri marchi, pensiamo a Rolex e Patek, è più difficile avere accesso a documenti di Cartier. Come fai ad orientarti e dove è possibile reperire delle fonti autorevoli?
AURO MONTANARI
Il divertimento è proprio quello. Ci cono pochi collezionisti o commercianti che conoscono bene la materia. L’esperienza e l’aver parlato con quelle poche persone che conosco la storia di Cartier, mi ha permesso di muovermi con maggior facilità.
MATTEO BEGA
Credi che ci siano ancora dei marchi con del potenziale inespresso e che non hanno ancora raggiunto le cifre che meritano?
AURO MONTANARI
Credo sia già stato scoperto tutto: gli Speedmaster, i Longines, i Movado, addirittura dei cronografi con marchi sconosciuti ai più. Gli unici un po’ depressi sul mercato sono gli orologi da tasca e può anche darsi che in futuro un giovane avrà al polso uno smartwatch e se vorrà un oggetto complicato, magari avrà in tasca un pocket watch ripetizione minuti, rattrappante… Per avere il gusto di avere di toccare un oggetto di oltre un secolo, con complicazioni senza spendere cifre esorbitanti. Fermo restando che il collezionismo da esibire è sempre l’orologio da polso.

MATTEO BEGA
E’ da poco uscito il tuo ultimo libro “Time to Race” scritto con Cesare Maria Mannucci. Parlaci di questo libro che credo farà felice gran parte degli appassionati di orologeria perchè, si sa, molto spesso chi ama gli orologi ama anche le auto – soprattutto d’epoca – e viceversa.. Come è nata l’idea di dar vita a questo progetto e quali sono gli argomenti trattati?
AURO MONTANARI
Con Cesare Maria siamo amici da ragazzi. Eravamo entrambi appassionati di motori, ma lui è stato in grado di trasformare la sua passione in mestiere, mentre io ho pensato a collezionare orologi. Ha lavorato per tanti anni ad Autosprint e ogni tanto ci incrociavamo nei vari aeroporti sparsi per il mondo, promettendoci più volte di realizzare un libro che mettesse insieme automobili e orologi. Finché un anno e mezzo fa ci siamo visti, abbiamo unito le nostre conoscenze e in quasi 7 mesi abbiamo realizzato il libro.

La Prefazione è stata scritta da Piero Ferrari, figlio del grande Enzo, anche lui collezionista di orologi e da Tk Mak importante collezionista di super car e orologi di Hong Kong. Il libro si divide in 5 capitoli dedicati a Piloti, ai Manager, alla Formula 1 e Costruttori. Le case costruttrici di orologi, i cronometristi, i circuiti, un capitolo dedicato solo a Ferrari e a Porsche.
MATTEO BEGA
Come sei riuscito a reperire il materiale?
AURO MONTANARI
Io avevo già un database con foto storiche di piloti con orologi al polso, mentre Cesare Maria conosceva i piloti stessi, oppure i loro eredi. Siamo riusciti in molti casi a trovare gli orologi originali indossati dai piloti, dove non è stato possibile abbiamo cercato di inserire lo stesso identico modello fotografato al polso del pilota.

Sto lavorando già al secondo volume. Abbiamo già trovato 40 caratteri, diversi piloti, focalizzandoci sugli anni ’50, ’60 e ’70, il periodo d’oro della Formula 1.
MATTEO BEGA
Permettimi una considerazione. Dopo tutti questi anni nel mondo dell’orologeria, molti si considererebbero già arrivati per molto meno. E’ bello vedere una persona che ha ancora molta sete di sapere!
AURO MONTANARI
L’orologeria riempie le mie giornate. Poi, editando libri, affronto argomenti che non avrei affrontato e mi diverto a vedere orologi, a guardarli. Ultimamente ho rallentato molto gli acquisti, pertanto mi diverte molto vedere gli orologi degli altri: guardarli, aprirli, fotografarli.. così soddisfo la mia fame di orologi.

MATTEO BEGA
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Nonostante la tua grande collezione fatta di pezzi unici, rarità, hai ancora un ‘sogno nel cassetto’?
AURO MONTANARI
Sogni nel cassetto ne ho tanti. Sono orologi molto particolari, degli “unicorni”, come l’Hamilton che hanno fatto in pochi esemplari, realizzato per il film “Odissea nello spazio”. Oppure un Cartier che ho visto fotografato nei vecchi libri Cartier de Cartier, appartenuto al Pasha di Marrakech, di forma rettangolare, con tutti gli smalti verdi, blu e i disegni arabi. Oggetti passati in asta e mai più rivisti..
Tra i progetti sicuramente “Time to Race“parte 2, ed è in corso d’opera il libro “Time to Wear” con il mio amico Alessandro Squarzi, dedicato alla sua collezione di orologi e vestiti vintage. Un altro libro che sto realizzando è “100 Superlative Rolex Watches” parte 2, che è in fase di ultimazione.
Per saperne di più, visitate il sito di Auro Montanari cliccando qui
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