A distanza di pochi giorni dal suo lancio ufficiale, il MoonSwatch – nato dalla collaborazione tra Swatch e Omega – è diventato un fenomeno globale. Le file davanti ai negozi Swatch sono state impressionanti, da New York a Dubai, da Singapore a Londra, fino al centro commerciale sotto casa. Migliaia di persone si sono catapultate per accaparrarsi un orologio da polso.
La prima notizia è proprio questa.

Prima di addentrarmi nel merito del progetto, va riconosciuto che questa iniziativa ha riportato al centro dell’attenzione il nostro amato orologio che, se vogliamo dirlo fuori dai denti, è un oggetto piuttosto obsoleto vista la tecnologia che ci circonda. Anche se tutti noi appassionati desideriamo possa rimanere ancora al polso di numerose generazioni.
Un ragionamento romantico? Forse. Ma se osserviamo le varie folle di persone che sono state in coda per ore e ore, gran parte di queste erano ragazzi. Certo, alcuni erano reseller pronti a guadagnarsi la giornata, ma altrettanti erano appassionati dell’ Omega Moonwatch, che volevano semplicemente acquistare un oggetto simpatico e divertente da alternare al loro Speedmaster.
Anche chi ha voluto semplicemente speculare, dopo aver terminato una coda per una limited di Supreme e una alla Lidl, è entrato in contatto con l’orologeria. Quella economica e divertente di Swatch e quella leggendaria del Moonwatch. Il messaggio pubblicitario lo ha recepito, masticato e immagazzinato.
Ora focalizziamoci sui brand protagonisti di questa operazione congiunta: Swatch e Omega.
In questi giorni ho letto di tutto e vorrei sintetizzare il mio pensiero.
Prima di tutto a Swatch e alla famiglia Hayek tutti noi dobbiamo un grazie. Sin dalla sua nascita nel 1983, il marchio è stato rivoluzionario e ha salvato l’orologeria meccanica dalla cosiddetta “crisi del quarzo” dovuta all’avvento dei più economici e spesso simili a mini computer, orologi Giapponesi. Swatch scombinò le carte presentando il primo orologio svizzero in plastica, economico, divertente e dallo stile riconoscibile.
La nascita del MoonSwatch attinge proprio a questi valori, ma con un fine ulteriore: far arrivare al polso del più ampio pubblico possibile, con un target di età relativamente giovane, il marchio Omega e il “Moonwatch”. Questa è un’altra rivoluzione per l’orologeria.
Mentre i puristi obiettano che Omega avrebbe svilito la sua punta di diamante per un’operazione commerciale di basso costo, dal mio punto di vista bisognerebbe osservare gli eventi in un’ottica più vasta.
Omega avrebbe potuto investire ulteriori capitali in campagne pubblicitarie con testimonial o con iniziative che per certi versi sono superate. Quale miglior investimento sul futuro per Omega nel far indossare in maniera spensierata, colorata, il tuo orologio più iconico anche a coloro che ne ignoravano l’esistenza?
Il mondo di Omega è sempre stato caratterizzato da una forte schiera di appassionati, molti veri e propri nerd, che sono stati la fortuna e a volte il limite della maison. Nel compito di rispettare la proria storia e i gli aficionados, spesso è mancato – rispetto ad altri marchi – l’appeal derivante da fenomeni sociali, modaioli e generazionali.
Il MoonSwatch rappresenta è un cambio di passo, almeno comunicativo. Basta guardare i giornali, le televisioni, o parlare con un collega sul posto di lavoro, anche il più lontano dall’orologeria. Tutti hanno parlato di Swatch, di Omega.. e del Moonwatch.
Il Moon(S)watch è diventato virale ed è testimone di un nuovo capitolo dell’orologeria. Missione compiuta.
Il gruppo Swatch ha messo a segno un grande colpo commerciale con il Moonswatch, vendendo 1 milione di esemplari e incrementando le vendite dell’Omega speedmaster.